di redazione | 20 aprile 2011
GEAPRESS – Erano nascoste tra le confezioni di mango, le sei cassette di uova di tartaruga marina sequestrate al confine tra Indonesia e Malesia. Circa 3000 uova da utilizzare (a caro prezzo) per la cucina tradizionale indonesiana. Questo, nonostante ormai da molti anni, il prelievo delle uova è vietato sia per usi alimentari che di collezione. Anzi, tutti i chelonidi (ovvero la famiglia di tartarughe marine) risultano inserite in Appendice I della Convenzione di Washington. Di loro, cioè, non se ne potrebbe fare alcun uso.
Purtroppo il fenomeno del bracconaggio non si è mai estinto ed anzi, secondo il WWF, è tutt’ora molto florido specie in Malesia. Le uova, sia di tartaruga vera che embricata, vengono raccolte soprattutto nella spiaggia Paloh. Circa 63 chilometri di costa sabbiosa cinta tra due fiumi e battuta dai raccoglitori di uova. Un gramo guadagno per il raccoglitore (dieci uova vengono vendute per circa 15 centesimi) ma già gli acquirenti all’ingrosso possono acquistare lo stesso pacchetto per 3,3 dollari.
La tartaruga embricata è altresì oggetto di un feroce bracconaggio specie per gli oggetti, anche di gioielleria, che si ricavano dalla lavorazione delle squame cornee. La tartaruga verde, invece, è cacciata anche per la sua carne. Le popolazioni di entrambe le specie risultano in forte diminuizione.
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