Il letargo, come chiaramente evidenziato in numerosi studi accademici, è solo una forma di protezione da situazioni climatiche estreme e non ha alcun effetto benefico sugli esemplari che vi si sottopongono.

L'unica specie per cui si sono riscontrati miglioramenti nel sistema immunitario è la Terrapene.

Nelle acquatiche il letargo comporta un aumento drastico della quantità di acido lattico presente nell'organismo, con conseguenze critiche per la mobilità dell'animale.

In più, in natura è rischioso per la predazione a cui vengono sottoposti gli esemplari in stato di ibernazione.

Naturalmente, dato che l'alternativa è la morte, diventa una necessità.

Non va però negato che siano moltissime le specie il cui areale comporta caratteristiche climatiche non omogenee ed è evidente come la riproduzione e la vita delle Sternotherus e delle Emys possa tranquillamente fare a meno di questo spiacevole intermezzo.

E' anche da notare come le specie che non fanno letargo siano molte di più di quelle che sono costrette dalle condizioni climatiche ad accettarlo e come queste comprendano sicuramene quelle di maggiori dimensioni (Aldabra, Sulcata, Gigantea, Chelonia Mydas, Podocnemis, Rafetus Swinhoei).

Anche il discorso che, io per primo, facciamo sempre (almeno un metro di profondità e fondo fangoso, temperatura intorno a 4° ) è un'idiozia. In realtà ogni specie ha le sue caratteristiche peculiari e diverse specie raggiungono temperature ampiamente sotto lo zero. Altra discriminante è la tolleranza alla scarsità e all'assenza di ossigeno. Oltretutto, gli esemplari subadulti hanno caratteristiche completamente differenti da quelle degli adulti.

Sto preparando una serie di articoli a riguardo e li pubblicherò nei prossimi giorni. Tempo permettendo.