L’uso terapeutico di questa pianta non era conosciuto nell’antichità e nessun testo, compresi gli Erbari illustrati, ne ha parlato prima del XV secolo. Nel 1546 il naturalista Bock attribuì al tarassaco un potere diuretico, mentre un farmacista tedesco del XVI secolo attribuì alla pianta virtù vulnerarie (vale a dire capaci di curare rapidamente le ferite). Più tardi, tra il sec. XVII e XVIII, ne parleranno ampiamente i medici umbri e l’abate Kneipp.
Il Tarassaco (Taraxacum officinale Weber), conosciuto anche con i nomi comuni di “Rejete”, “dente di leone”, “dente di cane”, “ingrassa porci”, “piascialetto”, “pisciacani”, “soffione cicoria selvaggia” e “cicoria burda”, è una delle erbe più note e diffuse della cultura popolare. Moderne ricerche hanno confermato le sue proprietà coleretiche (aumenta la secrezione della bile) e colagoghe (stimola la secrezione biliare), utili in caso di itterizia, calcoli biliari e in genere di insufficienza epatica.
Ha proprietà amaro-toniche e digestive utili per l’inappetenza e le dispepsie (disturbi della digestione). Il tarassaco è ritenuto infine blando lassativo (favorisce l’evacuazione delle feci) e un lenitivo delle infiammazioni emorroidali. La sua funzione disintossicante si riflette sulle pelli impure e malsane rendendole fresche e luminose.Indicato per contrastare e risolvere l’acne, ha proprietà detossicante, diuretica e depurativa. Anche se non è una pianta tossica, occorre il parere medico nell’eventualità in cui si volesse farne uso, poiché è controindicata in caso di infiammazione o occlusione delle vie biliari, nelle gastriti, ulcere e durate terapie con antinfiammatori.
L’infuso dei fiori ha applicazioni cosmetiche e come lozione per schiarire le efelidi. Il decotto di radice usato come lozione per il viso ha proprietà tonificanti ripristinando il normale colorito della pelle del viso.
In cucina il tarassaco trova molti impieghi in insalate primaverili, in minestre, frittate e torte salate. I boccioli di fiore vengono utilizzati per la preparazione di sottaceti.