Ciao a tutti.
Parto dalla situazione di Kira per poi arrivare al tema della discussione.
E' assolutamente corretto quanto dice tartaclaudia.
Nel caso di esemplari aventi come documenti la cessione gratuita fatta entro giugno 2008 (in teoria giungo in pratica anche i mesi successivi) o la denuncia di possesso fatta entro il 1995 è possibile ottenere il certificato cites che riporterà sempre fonte U tranne nel caso si possa risalire chiaramente ad una denuncia di nascita (necessaria copia di questa con tanto di protocollo dell'ufficio cites) in quel caso il certificato potrà riportare fonte F. Per richiedere tale certificato cites in questi casi particolari non c'è un modello apposito ma molti utilizzano il modello di richiesta della certificazione (modello Annesso 2) anche se personalmente non ritengo necessario questo, tutto comunque dipende dall'ufficio cites di competenza. Ovviamente per tale richiesta è necessario che tutti gli esemplari abbiano la marcatura con microchip. Resta la facoltà di richiedere tale certificato in quanto i documenti gia esistenti (denuncia di possesso e cessione gratuita meglio se entrambe con timbro protocollo dell'ufficio cites) normativamente parlando sono sufficienti a provare la detenzione legale dell'animale. Tale certificato è valido solo come prova della legale origine al fine di giustificare la detenzione degli animali presso un determinato sito idoneo ma non autorizza ne all'uso commerciale degli esemplari né all'eventuale spostamento presso altre stutture. Inoltre è utile al fine di abbreviare e semplificare l'iter necessario per richiedere ed ottenere la certificazione della prole ai fini commerciali, logicamente possibile solo nel caso si ottenga un certificato cites in fonte F.
Tornando al problema del microchip illeggibile a riguardo normativamente parlando non sono riuscito a trovare nulla. Cercherò di indagare provando a chiedere anche all'ufficio cites.
Dall'esperienze fin qui raccontate da chi ha vissuto in prima persona questo problema (tartafede e tartaclaudia) si deve desumere che probabilmente la logica vuole che in tutti i casi in cui avvenga tale evento sarà necessario che un veterinario "certifichi il fatto che il microchip installato in precedenza in uno specifico esemplare sia realmente illeggibile o sia stato rigettato e che quindi si rende necessario l'inoculo di un ulteriore microchip", specificando sul tale comunicazione/certificazione tutti gli estremi e riferimenti necessari e fondamentali.
Penso che non sia possibile fare altro in quanto il veterinario dichiarando tutto ciò si assume in pieno tutte le responsabilità sul fatto che sia effettivamente lo stesso esemplare che aveva in precedenza un determinato numero di microchip che è stato sostituito con un altro.
Altri modi non ce ne sono per provare questo visto che le schede identificative con relativo marcaggio fotografico non esistono più che abbinate al marcaggio con microchip avrebbero potuto magari essere un valido supporto ma sicuramente burocraticamente parlando una cosa quasi ingestibile per noi e per gli uffici cites.
Tale comunicazione/certificazione rilasciata dal veterinario dovrebbe essere sufficiente una volta consegnata all'ufficio cites di competenza perchè questi provvedano all'aggiornamento dei vecchi documenti e/o pratiche (dove possibile) o il rilascio di nuovi documenti per gli esemplari indicati nella certificazione del veterinario. In questo modo il problema che si poneva Kira non esiste in quanto la pratica della denuncia di nascita e tutti gli altri documenti riferiti a quell'esemplare verranno aggiornati con il nuovo numero di microchip specificando in sostituzione al precedente.
Comunque se ci pensate quando avviene tutto ciò diventa impossibile sia per il veterinario che per lo stesso ufficio cites provare che effettivamente quell'esemplare in precedenza (prima dell'illeggibilità del microchip) avesse effettivamente quel numero di marcaggio e che quindi fosse lo stesso. Tutto questo ho paura che possa anche permettere di compiere atti illeciti da parte di allevatori senza scrupoli (per non dire peggio) e veterinari cinici e complici (senza mancare di rispetto alla categoria).
D'altronde non vedo un modo per poter regolamentare in modo chiaro e preciso tale casistica.
I dubbi posti da tartamilla sono sicuramente validi purtroppo ma d'altronde sulla durata del microchip non penso saremo noi ad accuparcene ma se sarà sicuramente dovranno pensarci le generazioni future.
Scusate se mi sono dilungato troppo.