Citazione Originariamente Scritto da Pangur Bán Visualizza Messaggio
Le lavo perché sono sporche di terra, ma solo con acqua..


Ah, no, l'abate lo sconsiglia!

Da un'opera del 1781 scritta dall'abate Filippo Salvatore Gilij e dedicata "alla Santità si N.S. Papa Pio Sesto felicemente regnante", cito:


"...perciocchè alla maniera stessa, che dissi delle tartarughe, van subito, saputo il loro tempo, in cerca di quell'uova gl' Indiani. L'uova delle tartarughe non son facili a condensarsi, ed unirsi in frittate. Ma dell'uova de' Guanàvanari può farsene, e se ne fa infatti quell'uso, che facciam qui dell'uova delle galline. Son buone, ma è un cibo, dirò così, leggiero, e di poca sostanza."



Mo, che sono sti Guanàvanari non lo so, penso abitino solo in Sudamerica.

Il gesuita non parla delle Hermanni ma delle tartarughe dell'Orinoco:



"Un animale, come la tartaruga, timidissimo, non ha poi paura, accresciutisi i dolori del parto, di metter l'uova in presenza di ognuno. Nella spiaggia capacissima, vidi co' propri occhi una sera tanta moltitudine di tartaturghe, altre scavare colle zampe la rena, altre metter l'uova, che ne restai sommamente maravigliato. Può allora porsi sopra il loro dorso non solo il piede; ma starvisi quasi in isgabello a sedee. Non li risenton punto.
Ma ciò, che sommamente rileva, ne vidi tanta moltitudine, che pareva la grande spiaggia, piena tutta di tartarughe. Passai or sopra, or per mezzo di esse con incredibil piacere; e non dubito di asserire che fosser di molte migliaja."



Poi stigmatizza il comportamento dei Maipuri (un popolo locale):



"I Maipuri, venuti dal superiore Orinoco, non avvezzi alle tartarughe, e perciò più degli altri vogliosi, ed ingordi del nuovo cibo, di questi tempi (cioè durante la deposizione) ne facean proprio uno scempio. Veramente non sono allora, siccome dimagrite, e alcune partorienti, alcune vicinissime al parto, salubri le tartarughe. Ma non vi badan punto que' barbari; nè le malattie, che sopravvengon loro di que' giorni, son motivo bastevole l'anno appresso per farne un uso più moderato. Ritornano all'amato cibo con quell'ansietà, colla quale vi tornerebbe un fanciullo, che altro nel cibarsi non cerca, che 'l suo piacere."


"L'altra cosa, da cui può, e debbe ripetersi, la quasi incredibile moltitudine di quelle tartarughe, è l'uso, o a parlar giustamente, l'abuso, che fassi de' loro figlioletti. Prescindiamo per ora dall'olio, che pur fanno con l'uova fresche; e consideriamo solo quell'uova, che sotterrate nelle spiagge arrivan felicemente a schiudersi. Dopo pochi giorni di fermentazione, originata parte da' continui caldi, parte da una pioggetta, che periodicamente sopravviene di que' tempi, e ivi chiamasi delle Tartarughe; fan bene gl' Indiani, che arrivato è il tempo di soddisfare alla loro ingordigia. Parton da' villaggi, carichi di certi canestrini, si mettono e colle mogli e co' figli in barchetta [...] vanno a far incetta per tutta la spiaggia delle piccole tartarughe.

Ma come conoscerle, essendo uguale, e quasi una, la superficie della spiaggia, e come sapere ove sono? Vi camminan sopra; e dove e co' piedi, e co' bastoni, che portano in mano, sentono il terreno più molle, e che meno al piede resiste, ivi scavano; sicuri di trovarvi dentro la bramata preda. [...]"


"E' un piacere per chi gli scava. Siccome accade qualche volte anche a me, il vederli ( i tartarughini) venir su, levato l'ingombro della rena, tutti festosi e vivaci. Ci vuole leggerezza di mano per farne acquisto. Lasciati per alcun tempo, comecché brevissimo, spariscon subito, e dirigon al fiume, a quasi a punto certo, il loro corso. Mi son pigliato non di rado il piacere, in lontananza ancor grande dal fiume, di rilasciarne qualcuno; ma col capo rivoltato dalla parte opposta; ma con mia grata sorpresa, ho veduto rivoltarsi subito, e fuggir frettoloso per tuffarsi nel fiume. Tanto può l'istinto di natura anche in questi animalucci nel primo sortire alla luce. Ma torniamo a noi.

Ogni nido (e ve ne sono moltissimi) contiene un gran numero di piccole tartarughe. Potendo l'uova per molte ragioni guastarsi; ed essendo credibile, che delle tartarughe, alcune più, alcune meno ne facciano, non intendo già io di fissare una cosa, che paja più mirabile, che vera. Ma se dal numero dell'uova può raccogliersi anche quello degli schiusi figliuoli, posso veracemente affermare, che io, avendo i miei remiganti presa una volta una certa, bellissima tartaruga, vi trovai dentro fino a cento vent' uova. Ordinariamente non sorpassan sessanta."



Tornando alla raccolta delle tartarughine da parte degli indigeni, prosegue descrivendo come le donne le cucinano friggendole intere:



"[...] apprestano agli stanchi mariti, a sé, ed alla famiglia un buon pranzo.Dissi buono, perché tale mi è paruto più volte, non solo per la tenerezza di esse tartarughine, che mangiansi in un col guscio, anch'esso tenero e saporito, ma perché sì lesse, che fritte, ho sentito lodarle, e piacere comunemente ad ognuno.
Dovrebber certamente, se vi fosse tra' barbari economia, risparmiarli questi poveri animalucci. Ma sì per la facilità con cui li trovano, che pel non volgare sapore, non fansi colà tante riflessioni."




Continua parlando della caccia agli esemplari adulti per poi arrivare al già citato olio ricavato dalle uova:



"Pare a noi, e pare ancora in America, che possa starsi appena senz'olio. E' necessario qualche lume di notte; fa d'uopo di qualche condimento pe' cibi. Ove non sonovi, nè pel calore di quel clima esser vi possono olivi, Iddio, che ha provvida cura degli uomini, ha messo dappertutto, e prodottovi, de' supplementi. In Orinoco fan le veci degli oliveti le spiagge, che si riempiono ogni anno dell'uova di tartarughe. Ed eccone il modo.[...] dell'uova delle tartarughe, altre sono profondamente sotterrate, altre superficialmente. Se la tartaruga ha tempo bastevole pel suo lavoro, e i dolori men pressanti del parto, o le affollate compagne soffrono dilazione, con le zampe deretane scava una fossa di un palmo, e mezzo circa: vi depone l'uova, e le ricopre studiosamente con rena. Quest'uova (così pare) restano ordinariamente intatte e sono quelle onde poi escono le tartarughine. Ma altre uova per l'opposta ragione sono ricoperte superficialmente, e le une alle altre sovrapposte tumultuariamente. Queste sono innumerevoli; e la copia stessa, unita alla facilità dello scavo, chiama a sé gl' Indiani, i quali vi accorrono a turme copiosissime. [...]"



Dopo la raccolta...



"Nelle barchette schiacchian l'uova, che loro porgono a gara i fanciulli, e le donne. Ma prima di schiacciarle fa d'uopo di mettervi dell'acqua, e di empirle fino a a quasi la sommità. Infrante l'uova all'acqua, va fino al fondo il lor rosso, e viene all'alto, e nuota sulla superficie dell'acqua la parte più leggiera di esse. A questa parte leggiera può darsele il nome di burro liquido, oppure di olio. Ma quest'ultimo nome, come si scorgerà dal mio racconto, forse le quadra meglio.
Venuto a galla nella maniera, che ho detto quest'olio, pigliasi con cucchiaroni, fatti di zucche; e mettesi in certe grandissime pentole, che fan le donne Ottomache (sta parlando del popolo degli Ottomachi). E' cura poi, e faccenda particolare di esse stesse (poichè crudo non conserverebbesi lungamente) il cuocerlo a bell'agio. Lo cuocono infatti , chi in una parte della spiaggia, chi in un'altra; chi per sé e per la provvisione dell'anno; chi per venderne ad altri; ordinariamente, e contro il loro uso, lo cuocon, dico, con diligenza, e con fretta; imperciocchè temendo delle vicine piogge, che ricomincian sul fine d'Aprile, o sul principio di Maggio, se nulla condiscendessero alla naturale pigrizia, perderebbero indubitamente il lavoro.




(foto di repertorio ^_^)


Non perdesi il lavoro dell'olio, ma vien più tardi, e men ben al cielo coperto di nuvole. I raggi cocenti del Sole sono più a proposito. Mettono in moto la massa schiacciata dell'uova; ne distaccano le oliose particelle, che veggonsi sulla superficie dell'acqua a guisa di stille. Chi vuole fatto bene, e in tempo quest'olio, vi presiede da per sè, e sta nella spiaggia fintantochè sia finito di cuocere. [...] Dopo cotto mettesi dagli Spagnuoli forestieri in vettine, e dagli abitanti dell'Orinico in Tapari: cioè in certe zucche che trovasi in abbondanza colà, e che votate ben bene sono un recipiente per que' paesi non meno a proposito delle più buone vettine.
Se non cuocesi l'olio di tartaruga a dovere, impuzzolisce facilmente, e si guasta. Ma oltre una buona cottura, fa d'uopo mettervi del sale; e vi si pone infatti almeno dagli Spagnuoli; adattandone una dose competente per ciascheduna vettina, o Tapàro. Se questa diligenza s'adopera. è capace di durar buono, e salubre tutto l'anno. Quello passato, è ottimo tuttavia, benchè rancido, pe' lumi di casa, o stantio arde sì bene, che mi pareva, e parmi tuttora non differente per quest'uso dall'olio nostrale.
Se mettesi in un bicchiere, dal colore, e da ogni altro segno si piglierebbe da' men pratici per olio di olive."



Racconta quindi un anedotto di uno "Spagnuolo" che ci condì l'insalata perché credeva fosse olio d'oliva. ^_^

Io le zucche Tapari non ce l'ho ma tre settimane fa ho piantato quelle chiamate "del pellegrino" con cui si fanno dei recipienti. Andranno bene lo stesso?
Se un tempo le tartarughe le mangiavano in zuppette e brodini(per questo le marginata sono state importate in sardegna) sicuro un tempo si pappavano pure le uova... [emoji1785][emoji1785]

Ps: non so cosa tu ne faccia di quelle uova ma se ti interessa farle nascere io personalmente SCONSIGLIO di lavarle con acqua...al massimo puliscile con uno scottex o carta assorbente...ma acqua diretta no.penso che le uova abbiano una protezione naturale per evitare che marciscano e lavarle caverebbe quella protezione (sorta di muco/strato adesivo) poi ovviamente vedi tu.son le tue...