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Animaletti in macro

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  1. #1
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    Predefinito Animaletti in macro

    La mia più recente "modella" è una femmina di Hogna radiata che ho trovato in montagna un paio di giorni fa:









    Uno dei ragni più grandi in Italia, di indole pacifica, veleno non di rilevanza medica, ma ha grosse zanne e il morso è doloroso.

    Siano insetti o ragni, li fotografo sia nel loro ambiente naturale che in terrari a casa dove li ospito magari per un giorno prima di riportarli dov'erano. Insetti volanti solo all'aperto perché non gestibili in gabbia. Idem bruchi e larve in quanto troppo delicati. La mia regola infatti è fotografarli solo vivi con uniche quanto sporadiche eccezioni costituite da quelli che trovo già morti per terra e che uso più che altro per esercitarmi con l'illuminazione artificiale.

    Riguardo all'allevamento, ho cresciuto Philaeus chrysops, Argiope bruennichi, Zoropsis spinimana e anche qualche mantide. Di solito li tengo per pochi mesi tra la primavera e l'estate per poi liberarli. Purtroppo il ciclo vitale di tante specie dura più o meno un anno e anche Hogna radiata non fa eccezione. L'esemplare in foto è arrivata all'autunno in ottima forma ma non supererà l'inverno per limiti biologici. I nuovi nati andranno in letargo e poi dalla primavera ricominceranno il ciclo con gli accoppiamenti in estate, ecc...

    In passato ho anche messo all'ingrasso bruchi di macaone che si sono impupati a settembre per poi sfarfallare a maggio. Appena usciti dalla crisalide hanno colori perfetti, nuovi di fabbrica.



    Questo invece era Philiberto, un Philaeus chrysops che ho allevato nella primavera del 2023. Foto del primo giorno, quando dall'aspetto non era ancora chiaro se fosse maschio o femmina, e del giorno della liberazione a ridosso dell'estate quando dopo l'ultima muta si è trasformato!






    Magari prima o poi mi compro una migale come quelle del genere Grammostola che sono "facili" da allevare e piuttosto longeve (per essere ragni) ma devo studiare con calma la cosa perché come per le tartarughe occorre preparare bene il terrario e gestire temperatura e umidità.


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  3. #2
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    Predefinito Animaletti in macro

    Madò i ragni mi fanno una paura nera, una fobia purtroppo.
    Nello stesso tempo mi incuriosiscono. Nel primo esemplare come hai distinto il sesso? Ci sono caratteristiche fondamentali per tutti i ragni ? Come per es il codone nei maschi tarta?
    Comunque azzeccatissimo aprire questa sezione ad Hallowen, che tempismo [emoji23]


  4. #3
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Nel caso dell'esemplare di Hogna radiata sopra, il riconoscimento è stato facile perché i maschi non raggiungono quelle dimensioni.
    In molte specie il dimorfismo tra i generi è evidente, inoltre gli organi sessuali dei maschi si trovano sui pedipalpi (quelle "zampette" più corte che hanno sotto la testa) il cui aspetto ad occhio (magari con una lente di ingrandimento) può risultare assai diverso da quello dei pedipalpi delle femmine. Quindi, sì, in vari casi è un po' come per le code delle tartarughe.
    La disposizione degli occhi dà l'indicazione per il riconoscimento delle famiglie mentre per capire generi e specie occorre addentrarsi nel mondo delle chiavi dicotomiche cercando di non perdersi. ^_^

    Anch'io avevo paura dei ragni che però è passata grazie alla fotografia. Pian piano, avendoci a che fare quotidianamente, mi sono abituato a loro e un po' ho imparato anche a (ri)conoscerli.
    Bisogna ricordare sempre che: 1) noi non siamo loro prede; 2) sono creature schive che scelgono quasi sempre la fuga come prima arma di difesa 3) pochissime specie in Italia possiedono un morso che può avere conseguenze per la salute ma basta non toccarli, non stressarli e loro non si sentiranno così alle strette da ricorrere al morso perché 4) produrre veleno significa consumare energie e preferiscono di gran lunga non sprecarlo con noi che per l'appunto non siamo nel menù.


    Riguardo agli spiderlings (i "baby") di Hogna radiata ho parlato di letargo ma più che altro svernano riparandosi dal freddo per poi cominciare a zampettare attivamente in giro (non fanno la tela ma sono cacciatori vaganti) non appena si avvicina la primavera.


  5. #4
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Foto stupende, dalle tue parole si percepisce la passione per la fotografia e ora anche per queste creature affascinanti.

    Non te la caverai con poco, vogliamo conoscere molto di più su queste creature..e tu ce lo insegnerai

    [emoji3]

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  6. #5
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Fantastico !!! I pedipalpi [emoji23] che nomenclatura buffa ..scherzi a parte, grazie per quello che racconti, è veramente affascinante.


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  7. #6
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    Testudo hermanni

    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Rischiate di scatenare la mia logorrea internettiana.

    Ho cominciato tre anni fa. Prima ero un trekkista che approfittava di ogni momento libero per andare a fare qualche escursione. Andavo di fretta senza guardare niente, poi ho rallentato come la tartaruga di Lauzi, facendo qualche foto con il telefono. Ben presto quest'ultimo non mi è bastato più e ho rimediato una vecchia macchina fotografica che in seguito ho sostituito con una migliore ma anch'essa non recente.
    Uso una reflex digitale del 2016 che in quanto a tecnologia del sensore e dell'autofocus può considerarsi superata rispetto a un modello del 2024, eppure per la macro va benissimo. Si tratta infatti di un genere fotografico in cui si focheggia quasi sempre in manuale e non necessita di quei progressi (costosi) che indubbiamente hanno facilitato la vita di chi pratica altri generi, in particolare l'avifauna (la fotografia degli uccelli).

    La macro è costituita da un insieme di tecniche che vanno dal semplice scatto a mano (il cosiddetto close-up) mentre ad esempio si fa una passeggiata, all'uso di strumenti di precisione che a partire dalla pre-produzione fino alla post-produzione della foto richiedono una serie di conoscenze e soprattutto molta pratica.

    https://www.youtube.com/watch?v=yuQ1WMp_nPU

    Il segreto è procedere un passo alla volta. Nel 2021 non sapevo fare le foto di adesso e sono ancora lontano da quelli veramente bravi.

    E se la macro è un lago, l'entomologia è un oceano. Prendiamo ad esempio solo il glossario che usano gli entomologi: è quasi una lingua a parte, ricchissima di termini, aggettivi e sostantivi necessari per descrivere e quindi distinguere le specie. D'altra parte in botanica è lo stesso.
    Uno studente universitario ha a che fare con libroni impegnativi, un macrofotografo come me si accontenta di capire che roba è quello che sta inquadrando. Dopodiché, tra osservazioni quotidiane, letture a tempo perso e conversazioni online con altri appassionati (tra cui non mancano professori e ricercatori che mettono a disposizione il loro sapere), si finisce per acquisire un proprio bagaglio di conoscenze e anche l'"occhiometro" per riconoscere alcune specie soltanto con uno sguardo.

    Ecco tre foto. Per spiegare come le ho realizzate devo per forza introdurre dei concetti che forse presi tutti insieme possono confondere, ma il funzionamento della macro, una volta compreso, non è nulla di complicato.








    La prima è di una Attacus atlas, chiamata comunemente atlante o farfalla cobra, è una falena asiatica la cui apertura alare raggiunge i 30 cm! L'ho fotografata lo scorso maggio alla Casa delle Farfalle di Milano Marittima. Scatto singolo a mano con obiettivo macro da 180mm di focale. Niente treppiedi e/o flash.

    La seconda e la terza sono di una Saturnia pyri, chiamata comunemente pavonia maggiore. Non raggiunge le dimensioni dell'altra ma è nostrana ed è comunque una delle più grandi falene europee con i suoi 15 cm e oltre di apertura alare.
    Tecnica del focus stacking tramite slitta micrometrica (in questo caso manuale ma si usano anche quelle elettroniche) e obiettivo macro con focale da 100mm. Cartoncini colorati come sfondi.

    Era il maggio 2022 e una mattina presto (il macrofotografo come il paesaggista e l'avifaunista fa vita da fornaio perché si alza prima dell'alba per trovare una buona luce ^_^) ho visto questa enorme falena posata su un arbusto. Ho piazzato il treppiede, vi ho messo sopra la slitta e quindi la macchina. La slitta non è altro che un binario (in inglese: Macro Rail) con cui far avanzare la fotocamera tramite precisi movimenti micrometrici. Per ogni "passo" si fa uno scatto (con telecomando per evitare vibrazioni da tocco diretto del pulsante). Il risultato è una sequenza di scatti che inquadrano ognuno un piano di fuoco diverso del soggetto. Tramite appositi software i piani vengono fusi insieme e si ottiene una singola foto completamente a fuoco.
    Perché tutto questo? Perché nella macro maggiore è l'ingrandimento, minore è la profondità di campo e quindi ciò che è a fuoco. "Impilando" però i piani di fuoco tutto il soggetto diventa nitido.

    Nello scatto singolo, a parità di lunghezza focale, la profondità di campo aumenta man mano che si chiude il diaframma. Se lo si chiude troppo si incorre nel fenomeno della diffrazione della luce, ma è un modo per avere maggiormente a fuoco un soggetto piccolo senza ricorre al focus stacking con slitta micrometrica o con un'altra tecnica chiamata focus bracketing che consiste non nel variare i piani ma la messa a fuoco durante la sequenza di scatti.

    Essendo la Saturnia pyri un grosso lepidottero, avrei potuto ottenere una buona foto anche con un singolo scatto, non dovendo usare un ingrandimento elevato. Quando però si adoperano rapporti di riproduzioni che si avvicinano o superano l'1:1, focus stacking e focus bracketing sono sicuramente tecniche più adatte per avere foto nitide.

    Il rapporto di riproduzione (RR) è il rapporto esistente tra le dimensioni dell'immagine sul fotogramma e le dimensioni reali del soggetto. Non ha nulla a che fare con la risoluzione e quindi i Megapixel della macchina (errore comune). Significa che con un sensore come quello della mia macchina (un APS-C da 22,2 x 14,8 mm), se uso un RR 1:1, inquadro uno spazio reale di 22,2x14,8 mm. Con RR 2:1 inquadro 11,1x7,4 mm. Con RR 5:1 (esistono obiettivi fotografici ultraspecialistici che vi arrivano mentre per andare oltre con gli ingrandimenti occorre usare obiettivi da microscopio ed entrare così nel mondo della fotomicrografia) inquadro uno spazio di 4,44x2,96 mm.
    Si può intuire quindi come la difficoltà di tutto il procedimento sia direttamente proporzionale all'ingrandimento. Fattori causati dall'operatore come il micromosso dovuto a vibrazioni di una macchina non adeguatamente stabile, o causati da elementi esterni come il vento o dal soggetto stesso che non sta fermo (e ciò suggerisce che il macrofotografo ha spesso la pazienza di Gandhi :-)) possono compromettere il risultato.
    E allora? Allora, se c'è la possibilità, si rifà tutto da capo! ^_^

    Aggiungo un profilo di macaone:



    Foto di settembre 2023 con tecnica del focus stacking tramite slitta micrometrica e RR 3:1. Uno scatto singolo, per quanto stabile e con diaframma chiuso, non può raggiungere tale nitidezza dei micro-dettagli ad un simile ingrandimento.

    Da sottolineare che è importante anche la post-produzione, ovvero l'aggiustamento delle caratteristiche della foto e la correzione di possibili difetti in essa tramite software appositi.

    Altro esempio: una mosca del genere Ectophasia (famiglia dei Tachinidi). RR 5:1, focus stacking, maggio 2023.



    Tra le mie preferite perché è colorata e in primavera (quando la mattina le temperature sono ancora basse) è un soggetto molto collaborativo.

    Particolare:



    Profilo laterale con RR minore per inquadrarla nella sua interezza:



    Nota: le case delle farfalle sono sparpagliate in più citta italiane. Trattasi di grandi serre in cui volano libere farfalle esotiche. Pagando il biglietto vi si può entrare per osservare e fotografare specie che qui da noi non abbiamo.

    Nota 2: l'adulto di Saturnia pyri non si nutre perché non ha l'apparato boccale. Usa le energie residue di quando era bruco e vive solo pochi giorni.

    Nota 3:

    La tartaruga
    Da allora in poi
    Lascia che a correre pensiamo solo noi
    Perché quel giorno, poco più in là
    Andando piano lei trovò
    La felicità
    Un bosco di carote
    Un mare di gelato
    Che lei correndo troppo non aveva mai guardato
    E un biondo tartarugo corazzato
    Che ha sposato un mese fa


    da "La tartaruga" di Bruno Lauzi ^_^

    Tra l'altro non dubito che se trovassero il gelato ci si avventerebbero sopra, golose come sono.


  8. #7
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Sono vere e proprie opere d arte!

    E poi quando le passioni ci portano anche a imparare sempre piu cose nuove il dilettevole diventa utile.

    Di nuovo complimenti e quando vorrai saremo qui ad aspettare nuovi post



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  9. #8
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Se la macro è un lago, l’entomologia è un’oceano….
    Ipse dixit… mi inchino di fronte alla tua capacità divulgativa Sìmone [emoji2]


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  10. #9
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    Predefinito Re: Animaletti in macro

    Considera sempre che sono una sorta di naufrago su una zattera in mezzo a quell'ocaeno.

    Di nuovo complimenti e quando vorrai saremo qui ad aspettare nuovi post
    Ah, le foto di insetti e ragni non mancano! ^_^ Pur nella mia attività da hobbista, in tre anni ho incontrato e fotografato varie centinaia di specie. E' come un mondo fantasy da scoprire senza bisogno di andare chissà dove. Basta il giardino di casa, il parco, o la prima collina/campagna appena fuori città. La macro infatti ha il vantaggio di avere costi di spostamento praticamente nulli rispetto a chi magari deve fare chilometri per andare a fotografare animali in qualche oasi WWF o parco regionale/nazionale.

    Anch'io pratico un po' di avifauna in inverno, periodo in cui si incontrano pochi insetti e ragni all'aperto. Mi limito però a quello che capita mentre faccio qualche passeggiata in montagna, oppure a quelli che vengono a beccare semi nelle mangiatoie che ho installato dove tengo le tartarughe. Cince, passeri, fringuelli, cardellini, pettirossi, ecc... Qualche volta vado al lago e al fiume e allora fotografo qualche specie acquatica.

    Niente di livello, solo per passare il tempo. Mentre per la macro pian piano mi sono dotato di una buona attrezzatura, per l'avifauna uso solo una bridge (una reflex con obiettivo incorporato) lungi dal fare foto di qualità pari ai supertele professionali (quei "cannoni" che spesso si vedono usare dai fotografi a bordo campo durante gli eventi sportivi).

    Tra l'altro ho scarsa pazienza con i pennuti, mi annoio subito a stare fermo in un capanno nell'attesa che arrivino. Invece non mi manca con ragni e insetti. Forse perché, anche se scappano, non sfrecciano via a centinaia di metri soltanto perché ho fatto un passo nella loro direzione (ahi voglia a vestirsi mimetici, bisogna essere dei Mohicani).

    Tornando alla macro, può essere anche un genere "artistico" ma è soprattutto tecnico e mi rendo conto che se si è digiuni di fotografia, quanto scritto nel post precedente debba sembrare abbastanza alieno. Personalmente non ho fatto corsi, né letto manuali. In partenza mi solo limitato All'ABC, ovvero comprendere il "triangolo dell'esposizione", un minimo di composizione e altre cosette, ma non sono né mi ritengo un fotografo. Non so fare un ritratto, me la cavo male coi paesaggi, negato per la fotografia di interni e nella ripresa di eventi come compleanni o matrimoni non saprei nemmeno da dove cominciare. Mi sono specializzato unicamente nelle foto di insetti.

    Un esempio della mia pazienza: un grillo campestre per cui ho impiegato mezzora nel cercare di scattargli una foto frontale. Oltre al fatto di dover restare totalmente immobile perché altrimenti tornava subito a nascondersi, il tipo usciva dalla sua tana sempre in retromarcia e quindi "di sedere".

    Infine si è girato:



    Maggio 2024, rapido focus stacking.

    Un curioso ragno granchio (chiamati così per la posizione che assumono con le zampe) della famiglia dei Tomisidi, genere Heriaeus:







    Aprile 2024, focus stacking.

    Ecco invece qualcuno che abita nelle nostre case e che è poco gradito: Loxosceles rufescens, il ragno violino.









    Ottobre 2024, focus stacking con illuminazione artificiale. Catturato in cantina, l'ho poi liberato all'aperto. Ottimo modello grazie al fatto che tende a restare immobile parecchi secondi prima di correre via. A casa utilizzo una sorta di set-diorama recintato per contenere i soggetti che fotografo.

    Il ragno violino è un cacciatore vagante e notturno, timido, oserei dire fifone, e per nulla aggressivo. Non è il diavolo che viene dipinto dai media, ma il morso ha un effetto necrotico sui tessuti e in alcuni casi può portare a conseguenze gravi senza cure adeguate. Pertanto i consigli dati da esperti per prevenire il contatto con esso sono da seguire secondo me (non lasciare vestiti sul pavimento, usare i guanti mentre si rovista nei ripostigli).

    Forse non è esattamente il candidato ideale a rendere simpatici i ragni... Meglio un "baffone" come Menemerus semilimbatus:



    Giugno 2023, focus stacking. Appartiene alla famiglia dei Salticidi, abita muri assolati ed è innocuo.



    Uguale! (bé, quasi)


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