Semplicemente la traduzione in dialetto corso del termine "tartaruga".
Il sottotitolo è già evocativo: "la città delle tartarughe".
Questo centro, unico in Europa, si trova ad una ventina di chilometri a nordest rispetto ad Ajaccio, sulla RN 193, direzione Corte.
E già a primo impatto è stupefacente; oltre 3000 esemplari di 170 specie di cheloni sono ospitati nel centro che si adopera per la salvaguardia e la riproduzione delle tartarughe.
Non è infatti soltanto un parco a tema o uno zoo "monomarca"; A Cupulatta partecipa alla protezione delle tartarughe nel loro habitat naturale, accoglie le confische delle autorità, studia i comportamenti e le abitudini di tutte le specie.
Ma entriamo nel dettaglio: vale la pena di passarci?
La mia risposta è assolutamente sì.
Anche per chi non è un fan sfegatato di questi animali può essere interessante vedere e scoprire qualcosa sulle tartarughe, questi antichi testimoni di tempi andati.
L'ingresso costa 11 euro per gli adulti [prezzo estate 2014 ndr], la guida (solo in francese) costa 5 euro ed è piuttosto ben fatta e parecchio illustrata. Suggerisce uno dei percorsi possibili da effettuare nel parco, affiancando il numero del recinto al nome delle specie che ospita e una foto.
Poche righe basilari e qualche curiosità, nulla di più. Ma più che sufficiente per chi non conosce a fondo la specie che si trova di fronte.
La struttura stessa del parco è piuttosto originale: i percorsi prendono il nome di strade, piazze, ponti, vie... di generi di tartarughe!
Così potremo visitare piazza MataMata svoltando da corso delle Trachemys, magari passando per il ponte Emys.
Davvero un'ottima trovata.
Il colpo d'occhio all'ingresso è da mozzare il fiato: un grande laghetto dominato da enormi ninfee e iris con decine di Emys orbicularis stese sulle sponde a fare basking.
Intorno all'entrata ci sono un bar, lo shop e i bagni (con le pareti tappezzate di foto di varie specie!!!) oltre all'area picnic, con vista sul laghetto delle Emys e su una vasca che ospita Graptemys Pseudogeographica e Mauremys sinensis.
Gli 800 metri di percorso (sembrano di più) sono immersi in un bosco tipicamente corso, con il torrente Vignola che passa proprio nel mezzo dei recinti. É importante che ci sia questa fonte di acqua, quasi tutti gli allestimenti hanno irrigazione o un punto di abbeveraggio.
I laghetti hanno per la maggior parte un sistema aperto, con acqua immessa continuamente che esce da un troppopieno.
Tutti i recinti di terrestri dei climi temperati hanno un fitto sottobosco e ripari fatti di pietre locali e grandi pezzi di sughero che offrono riparo dal forte caldo estivo e dalla pioggia intensa; come già scritto, ci sono anche ampi spazi di acqua bassa per il refrigerio e l'abbeveraggio degli animali.
Questa zona è ricca di alberi che donano ombra, un toccasana anche per noi umani!
Le specie che vivono qui sono principalmente quelle mediterranee, dalla Testudo hermanni, alla Testudo marginata, alle Testudo terrestris e ibera.
Ma non mancano le intruse: tre recinti sono occupati da specie nordamericane, per l'esattezza da Terrapene carolina carolina, triunguis e major.
La caratteristica di queste specie è la possibilità di chiudersi " a scatola", oltre alla vivacità dei colori dei maschi, come potete notare dagli scatti.
In fondo al viale delle Testudo si arriva alle prime vere rarità che questo parco ospita: le tartarughe giganti delle Seychelles, Aldabrachelys gigantea.
Originarie dell'isola di Aldabra, sono l'unica specie ad essersi salvata dalla "fame" dell'uomo.
I marinai che facevano scalo in queste isole infatti le vedevano come un'ottima fonte di cibo (ogni esemplare pesa fino a 300 kg).
Soltanto l'ostile barriera corallina dell'isola di Aldabra che ostacola l'attracco ha impedito il massacro di tutti gli esemplari.
Il gruppo presente a Cupulatta è formato da 4 esemplari (3 femmine e un maschio) che hanno a disposizione un ampio recinto, una stanzona riscaldata per l'inverno e un laghetto centrale per refrigerarsi e bere.
Sebbene si siano acclimatate piuttosto bene, non ci sono state riproduzioni finora.
Attraversando il ponte delle cistudes (il nome comune in francese per la Emys orbicularis) si arriva al secondo allestimento d'eccezione del parco: le tartarughe giganti delle Galapagos, Chelonoidis nigra.
La Chelonoidis nigra è una specie superprotetta del superprotetto arcipelago del Pacifico ad ovest del Sud America.
Queste sono in Europa dal 1962, quando il direttore dello zoo di Zurigo ne importò 4 esemplari di poche centinaia di grammi.
Allora i sessi non erano definibili, ma nei decenni si è notato che avevano a che fare con 3 maschi e una sola femmina.
Dal 2000 due maschi sono stati affidati al centro di Cupulatta, per evitare ulteriori lotte allo zoo e per alleviare lo stress dell’accoppiamento all'unica femmina del gruppo.
I maschi qui in Corsica hanno mostrato dapprima atteggiamento piuttosto tranquillo, poi hanno cominciato a simulare accoppiamenti tra di loro, in segno di dominanza. Per questo oggi la loro area è divisa in due da paletti di legno.
Come le tartarughe di Aldabra, non effettuano letargo, ma hanno due stanzoni riscaldati per l'inverno.
Seguendo nella zona delle esotiche si possono vedere tantissime specie, dalle Centrochelys sulcata alle Stigmochelys pardalis, Manouria emys emys, Geochelona carbonaria, Glyptemys insculpta, Terrapene ornata e molte altre.
Ma merita fermarsi soprattutto ad ammirare il recinto
del gruppo delle Astrochelys radiata.
A Cupulatta ospita un gruppo riproduttivo di ben 75 esemplari che ogni anno depongono decine di uova che vengono schiuse in incubatrice. I piccoli sono mostrati in una teca riscaldata della nursery.
Tornando indietro verso la parte delle sulcata è visibile un piccolo stagno che ospita una femmina di Macrochelys temminckii, la tartaruga alligatore.
Piuttosto riservata e schiva, passa le giornate semisommersa. Ma è possibile notare la sua testa fuori dall'acqua per respirare.
Il parco ospita anche un enorme maschio, che vive separato dalla femmina e viene unito a lei solo per l'accoppiamento.
Il maschio di tartaruga alligatore è visibile in una vasca in vetro più avanti.
Accanto al laghetto della Macrochelys sono costruiti laghetti per varie specie acquatiche di tutto il mondo, dalla Mauremys leprosa alla Mauremys caspica (originaria della Grecia, questo gruppo deriva da una confisca di dogana), poi anche Clemmys guttata e le Emys blandingii (molto rare in Europa).
Gli altri recinti su questo viale ospitano Agryonemys horsfieldii, Stigmochelys pardalis babcoki e svariate tartarughe delle foreste con abitudini crepuscolari... Difficili da vedere se non piove.
Passando il ponte "des tortues alligators" si arriva in un vialetto costeggiato da vari impianti acquatici che ospitano Trachemys scripta elegans (tutte femmine, ottima mossa), Trachemys scripta scripta, Mauremys reevesii, Graptemys pseudogeographica e nigrinoda, Pseudemys nelsoni, un paio di Apalone spinifera, una Malaclemys terrapin, qualche Chelodina longicollis ecc... e 4 Chelydra serpentina.
In realtà il loro laghetto ne ospita solo tre, la quarta è stata messa nella vasca delle Trachemys scripta elegans in quanto trattasi di un secondo maschio.
Altri allestimenti di acquatiche si vedono prendendo il ponte sopra al recinto delle sulcata: un laghetto ospita tre generazioni di Phrynops hilarii e un Pelodiscus sinensis, l'altro invece ospita Pseudemys floridiana e concinna.
Un paio di vasche meritano una menzione particolare: sono teche in vetro ricavate in una parete in cemento ed ospitano una Carettochelys insculpta e una Chelus fimbriatus.
Bene, sono molto piccole.
Non gli animali, le teche.
Per quanto sia un parco molto ben attrezzato e all'avanguardia nello studio di questi rettili, ci sono delle pecche che meritano di essere evidenziate: le già menzionate dimensioni lillipuziane delle due vasche di cui sopra, l'alimentazione discutibile di molte specie erbivore con montagne di lattuga (magari avrò beccato il giorno sbagliato) ed evidente piramidalizzazione di tanti esemplari.
Molti magari arrivano al centro cosi, non v'è dubbio, ma se apponi una targa "nati al parco" allora confessi il misfatto.
Se poi si vede lattuga nella teca... Torna tutto.
Anche alcuni accostamenti sono secondo me infelici: americane e asiatiche assieme, specie a gusciomolle con specie piuttosto mordaci, specie che possono ibridarsi tra loro nello stesso laghetto.
La cosa forse più antipatica in assoluto riguarda le serre: sono enormi fabbricati in ondulina semi-trasparente che ospitano la maggior parte dei gruppi riproduttivi.
E non sono visitabili.
Proprio così: La maggior parte delle tartarughe non si vedono.
170 specie ospitate, ma solo una minoranza è in realtà visibile o fotografabile.
La scusante è certamente condivisibile, ma l'amaro in bocca un po' resta: gli animali sono tenuti in acquario/ terrario e hanno zone di deposizione proprie, con illuminazione e filtraggio; se fosse permesso l'accesso al pubblico il vetro delle teche potrebbe essere un pericolo e anche gli animali non sarebbero protetti dal furto (tutto il centro pullula di telecamere comunque).
In più, va preservata la tranquillità degli esemplari.
Insomma, nobilissimi propositi, ma si poteva fare di più su questo aspetto.
Lo stesso vale per la nursery: una decina di vetrine mostra gli animali che loro decidono di mostrare, per il resto le loro riproduzioni si intravedono sul retro, ma senza possibilità di accesso.
Quello che fa piacere invece è vedere come ogni allestimento sia molto curato, sia esterno che interno: acqua sempre molto pulita (circuiti aperti o filtraggio), lampade Solar Raptor ovunque, zone emerse ampie, riscaldatori nelle vasche di acquatiche esotiche, termosifoni e lampade in ceramica nelle "case" delle terrestri che non effettuano letargo o che necessitano di un microclima particolare.
L'irrigazione di ampie aree dei recinti è continua per simulare zone di pioggia o comunque a forte umidità, gli spazi per bere non mancano.
Anche il lato scientifico e informativo è parecchio spinto: diversi pannelli (anche questi solo in francese) spiegano come si tiene una tartaruga, come è fatta, come caccia, cosa prevede la legge e molto altro.
Un paio di curiosità: a fini di ricerca sui carapaci di molti esemplari è visibile una piccola cupoletta di resina epossidica. Nasconde un radiotermometro: ogni 20 minuti questo apparecchio riporta la temperatura dell'animale, permettendo di conoscere le temperature più apprezzate dalle varie specie, aumentando il sapere su questo argomento.
Conoscere i regimi di temperatura di ogni specie permette di impostare parametri di allevamento più corretti.
La seconda curiosità riguarda 4 abitanti pelosi: infatti i gatti qui hanno un'importanza fondamentale, quella di regolare (e meglio ancora abbattere) la popolazione di topi e ratti che naturalmente abitano questa parte di foresta.
Insomma, per concludere: un "must" se vi trovate nei pressi di Ajaccio e siete appassionati di questi animali particolari, una piacevole e diversa giornata dal solito se siete solo incuriositi da questo mondo di dinosauri.
Testo e foto by Giulio Micheletti (Leonida89)
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