In questa scheda troverete tutte le informazioni utili per comprendere al meglio le sue necessità.
INDICE:
1. Area di distribuzione
2. Classificazione
3. Distinzione tra sottospecie
4. Caratteristiche fisiche
5. Dimorfismo sessuale
6. Caratteristiche comportamentali
7. Estivazione
8. Accoppiamento e riproduzione
9. Nidificazione uova
10.Cura dei piccoli
11.Alimentazione
12.Allevamento in cattività
13.Legislazione
14. Altre info
Questa specie fa parte della famiglia Pelomedusidae dove trovano spazio anche le Pelusios, altra specie con la quale condivide il territorio africano.
E' una delle tartarughe più primitive che esista ed è la tartaruga d'acqua dolce più diffusa in Africa tropicale e sub sahariana, nonchè occidentale e meridionale.
La Subrufa Subrufa è la più diffusa delle 3 sottospecie, la si può trovare dall'Etiopia e Sudan verso ovest fino al Ghana e verso sud dell'Africa in Sudafrica e in Madacascar.
La Subrufa Olivacea copre il territorio dall'Etiopia e Sudan al Senegal verso ovest, sulla costa atlantica e più a sud in Nigeria e Camerum.
La Subrufa Nigra è limitata in Sudafrica, dalla parte orientale (Provincia del Capo) a quella centrale nello Stato Orange, caratterizzato dai suoi fiumi Orange e Vaal e nella parte sudorientale della Repubblica Sudafricana, il Kwazulu-Natal.
E' una tartaruga semiacquatica, in natura vive in corsi d'acqua bassissimi, torrenti, stagni e pozzanghere dovute alle piogge. Grazie alle siccità presenti in Africa la Pelomedusa vive parecchi mesi fuori dall'acqua andando anche in estivazione sotterrandosi nella sabbia o nell'argilla. Le temperature dei luoghi in cui vive sono molto elevate, superano infatti i 30 gradi di media.
2. Classificazione
Regno: Animalia
Phylum: Chordata
Classe: Reptilia
Ordine: Testudines
Sottordine: Pleurodira
Superfamiglia: Pelomedusoidea
Famiglia: Pelomedusidae
Genere: Pelomedusa
Specie: Pelomedusa Subrufa
Sono riconosciute 3 sottospecie:
Pelomedusa Subrufa Subrufa
Pelomedusa Subrufa Olivacea
Pelomedusa Subrufa Nigra
Per riconoscere le 3 sottospecie di Pelomedusa bisogna innanzitutto osservare attentamente il piastrone, più precisamente gli scuti pettorali; per la Subrufa Subrufa e la Subrufa Nigra si uniscono formandosi una linea continua mentre per la Subrufa Olivacea sono separati.
Per distinguere una Subrufa Subrufa da una Subrufa Nigra è necessario osservare il colore, la Nigra è molto più scura.
Esistono anche gli incroci tra le 3 sottospecie, la più facile da intuire è sicuramente quella tra Olivacea e Nigra vista l'evidente divisione degli scuti pettorali dell'Olivacea con l'altrettanto evidente color scuro della Nigra. Molto più arduo è il compito di intuire un incrocio tra Nigra/Olivacea e Subrufa Subrufa.
Con la sua vasta area di distribuzione e variabilità del territorio di provenienza potrebbe essere possibile che dietro alla Pelomedusa Subrufa esistano più di 3 sottospecie, ma riguardo a questo esistono solo poche recenti ricerche che non permettono di avere idee più precise.
La Pelomedusa Subrufa Subrufa varia molto nel colore, può variare da un carapace e un piastrone interamente marrone scuro a un color caramello oppure un piastrone color giallastro; alcuni esemplari possono avere anche un color oliva.
La parte superiore della testa è marrone o grigia mentre la mascella inferiore e la gola presentano uno spettacolare color crema quasi bianco.
Anche se il nome "Pelomedusa Subrufa Olivacea" suggerisce che dovrebbe avere un carapace di color olivaceo la colorazione sia della testa che del carapace sono simili a quelle della Subrufa Subrufa.
La Pelomedusa Subrufa Nigra invece ha un colore nerastro, sia il carapace che il piastrone ma la superficie ventrale degli scuti marginali è tuttavia giallastro con triangoli scuri che decorano le placche. Anche se la testa è grigia come le altre 2 sottospecie, macchie scure o chiazze sono spesso presenti sulla parte superiore.
La caratteristica che la evidenzia da tutte le altre specie è la testa, che a differenza delle altre non ritira indietro verso il carapace ma la ritira lateralmente.
Le Pelomeduse che vivono in piccoli corsi d'acqua sembrano conservare una grandezza di carapace pari a 20 cm mentre quelle che vivono in grandi spazi come fiumi o laghi possono raggiungere i 30 cm di carapace. Alcune fonti dicono che la dimensione massima è legata alla presenza o assenza di Pelusios, con la quale laPelomedusa condivide l'habitat.
Riguardo al riconoscimento del sesso il maschio è più grande della femmina. Un'esemplare maschile può raggiungere i 30 cm mentre la maggior parte delle femmine non supera la lunghezza del carapace di 27 cm. Ma, particolarmente in cattività, la maggior parte degli esemplari rimangono più piccoli, i maschi circa 22 cm e le femmine 18 cm.
E' abbastanza semplice distinguere i sessi, i maschi presentano una coda lunga e molto spessa rispetto alle femmine, che si estende ben oltre la tacca anale e il carapace; inoltre la cloaca per i maschi è molto più lontana dal bordo posteriore del piastrone.
Le femmine hanno una coda corta e smussata con l'apertura cloacale alla base della coda. Queste differenze si possono già intuire con giovani esemplari di 10-12 cm di grandezza di carapace.
Come la maggior parte delle specie di tartarughe il maschio di Pelomedusa ha il piastrone concavo chiaramente visibile, in contrasto con la femmina che ha un piastrone piatto.
La Pelomedusa ha un carattere molto timido e schivo, al minimo rumore o movimento cerca immediatamente rifugio in qualche nascondiglio o insabbiandosi. Tuttavia la sua timidezza, quando si tratta di cibo, scompare immediatamente affrontando ogni ostacolo pur di catturare il boccone. Si fa ancora più coraggio in branco, visto che anche in natura cacciano solo ed esclusivamente assieme e mai da sole; diciamo che a differenza della maggior parte delle tartarughe sono sicuramente le meno asociali.
Ovviamente, come le altre specie, i maschi non vanno mai allevati insieme essendo molto territoriali; per le femmine invece, non c'è alcun problema. Meglio però evitare qualsiasi convivenza tra taglie diverse, non per il rischio di trovarsi azzannata la piccolina, come spesso può accadere con altre specie ma bensì perchè la Pelomedusa adulta potrebbe annegare la piccolina.
Anche se personalmente lo sconsiglio è possibile allevare una Pelomedusa con una Pelusios. In natura convivono benissimo e casi di accoppiamento non ne sono conosciuti. Anche in questo caso vale sempre la regola di evitare allevamenti nella stessa vasca di due maschi.
Per favorire la riproduzione di questa specie si consiglia di permettere loro una estivazione.
Per fare il modo che questa avvenga bisogna aspettare i mesi più caldi dell'anno, nel nostro caso luglio e agosto, avendo la temperatura dell'acqua sui 27 gradi circa e quella dell'aria sopra i 30 gradi. Nelle 3 settimane precedenti dovremo diminuire l'alimentazione facendole fare un solo pasto alla settimana, poi dovremo iniziare a diminuire il livello dell'acqua che dopo 3/4 giorni dovrà prosciugarsi attirando la Pelomedusa sulla zona emersa (terrario chiuso) dove inizierà a insabbiarsi per iniziare il processo di estivazione. Con un fondale di 10/15 cm la tartaruga riuscirà a seppellirsi completamente, raramente vedremo i loro musi sporgere dal suolo. Inizialmente la sabbia deve essere umida poi, col passare dei giorni, andrà man mano ad asciugarsi. Se inizierà a essere troppo secca con uno spruzzino vaporizzeremo delicatamente la sabbia con dell'acqua per evitare una disidratazione della bestiola, questo è il pericolo maggiore cui si va incontro con una estivazione. In natura parecchie Pelomeduse muoiono per questo problema. Personalmente consiglio di inserire nel terrario una ciotola d'acqua che la bestiola possa raggiungere in caso di disidratazione.
Mantenendo la temperatura dell'aria intorno ai 30 gradi (grazie a una lampada spot incassata nel terrario dove faremo dei forellini per poter permettere alla tartaruga di respirare e tenendo il tutto in una zona tranquilla della casa) potremo far estivare la nostra Pelomedusa per 4/8 settimane. In natura arrivano a estivare per tutta la stagione secca che in Africa può durare anche 6 mesi se non di più per poi risvegliarsi con le prime piogge, anche se molte tartarughe saranno già morte disidratate.
Per prepararsi al risveglio si inizierà a riempire la vasca, con un livello dell'acqua di 15/20 cm. Le tartarughe saranno molto deboli e debilitate al risveglio, è quindi meglio tenere il livello dell'acqua basso per poter permettere loro di respirare senza troppa fatica. Per risvegliare la bestiola sarà necessario abbassare la temperatura dell'aria di un grado al giorno arrivando a circa 26/27 gradi (a questo proposito consiglio un termostato da inserire nel terrario che possa regolare la lampada spot). Con uno spruzzino inizieremo a creare un effetto pioggia sulla sabbia dove è sepolta la creatura evitando di fare pozzanghere; una volta simulata la pioggia, dopo poche ore, la Pelomedusa inizierà a svegliarsi barcollando fino in acqua.
Per i primi 3 giorni difficilmente mangerà ma si preoccuperà innanzitutto di bere moltissima acqua, per questo suggerisco che il filtro, al risveglio della bestiola, sia già perfettamente maturo da poter eliminare tutta l'ammoniaca che la Pelomedusa creerà attraverso l'urina. Dal terzo giorno inizierà a mangiare i primi alimenti; cerchiamo di alimentarla con dei pellet vitaminici senza esagerare per non stressare troppo il suo stomaco a digiuno da molto tempo. Dal sesto giorno in poi potremo alimentare la bestiola come facevamo prima dell'estivazione. Anche la temperatura deve essere stabilita come prima, cioè acqua 27/28 gradi, aria 30 gradi.
Ora, con il periodo di estivazione terminato e dopo aver ristabilito il metabolismo correttamente, il maschio farà sentire la sua presenza alla femmina mostrando a lei il suo rituale di corteggiamento. Il rituale maschile consiste nel nuoto da dietro e sopra alla femmina afferrandola con le sue unghie posteriori nel carapace posteriore della femmina ondeggiando la testa ripetutamente al fianco della testa femminile, questo procedimento potrebbe continuare fino a sfinire la femmina. Per questo per darle un pò di riposo, infatti, si consiglia di allevare 2 femmine con un maschio. L'accoppiamento effettivo richiede circa 5 minuti, successivamente il maschio rilascia la femmina.
Una femmina riproduttiva di Pelomedusa inizierà a nidificare dopo circa un mese dall'accoppiamento scavando buche nella sabbia profonde anche 15 cm; ecco un altro motivo per cui bisogna fornirle una zona emersa sabbiosa adeguata (profondità 15 cm).
Una Pelomedusa può fare dalle 7 alle 17 uova che possono misurare 28/31 mm x 15/18 mm. Queste sono lisce e inizialmente coperte da uno strato viscido che si asciugherà dopo circa 24 ore. Un uovo fertile svilupperà una macchia bianca sulla parte superiore anche se è possibile che alcune uova rimangano di color giallastre al rosato per tutta la durata dello sviluppo. Dopo che la Pelomedusa avrà deposto le uova dovranno essere inserite in una incubatrice per mantenere l'umidità (80/90%) e le temperature (27/29 gradi) costanti, in un fondale sabbioso (granulometria 0.3 mm) miscelato con della torba.
La schiusa avviene dopo 60/80 giorni con tempi di incubazione più brevi a temperature elevate (29 gradi).
La maggior parte dei neonati emergono con una piccola quantità di sacco vitellino, per i primi giorni di vita sarebbe meglio lasciare i neonati dentro l'incubatrice fino a quando il sacco vitellino sarà completamente assorbito. Durante questo tempo i piccoli rimarranno sepolti nel substrato. Siccome nel primo anno di età, per un puro riflesso autoprotettivo, i piccoli potranno emanare uno sgradevolissimo odore rilasciando una sostanza oleosa di color giallastro, sarà necessario prestare molta attenzione maneggiando i piccoli delicatamente e il meno possibile.
I neonati pesano circa 3/4 grammi e entrambe le 3 sottospecie hanno un colore molto scuro, quasi sul nerastro, mentre la mascella inferiore presenterà già dalla nascita un color crema biancastro.
Prevalentemente la Pelomedusa è una specie carnivora anche se per esperienza posso dire che le piante vere durerebbero poco dentro l'acquario.
Grazie al cibo vi renderete conto quanto le Pelomeduse si possono trasformare e diventare da timide e schive a coraggiose e pronte a tutto. Noi siamo la loro fonte di alimentazione e ci vorrà poco per loro capirlo e in qualsiasi momento della giornata, appena vi vedranno, vi seguiranno con lo sguardo nuotando verso la vostra direzione continuamente. Siccome sono tartarughe che hanno sempre fame, se una Pelomedusa soffre di inappetenza preoccupatevi e portatela immediatamente dal veterinario.
Per il primo anno di età si può farle fare un pasto ogni giorno grazie alla loro digestione immediata, dopo un anno il metabolismo inizia già a rallentare e per questo è consigliabile nutrire la bestiola una volta ogni 2 giorni lasciando alla tartaruga il tempo di digerire. Personalmente, già dal compimento del primo anno, preferisco abituarle a mangiare una volta ogni 3 giorni, per evitare una possibile obesità poiché dobbiamo tenere presente che in un acquaterrario non fanno molto movimento.
Come dose consigliata vale sempre la stessa regola, tanto quanto la grandezza della loro testa visto che lo stomaco più o meno ha queste dimensioni. Visto che i pesci o gli insetti è preferibile darglieli interi non sempre si può seguire questa regola, ecco che dando loro un po' più da mangiare avrebbero tempo 3 giorni anziché 2 per digerire.
Adorano gli insetti, grilli, lombrichi, kaimani, camole della farina e del miele, lacuste, bachi da seta, ecc... se catturati in natura è importante far fare loro un "riposo" di 24 ore dentro una scatola visto la possibilita che possano essere trattate con pesticidi o cose simili, per questo è importante conoscere la zona; evitate di dar loro mosche o cimici per un possibile rischio di infezione intestinale.
Gli insetti van dati con parsimonia visto che la maggior parte sono rivestiti di chitina che li rendono poco digeribili.
Per le Pelomeduse neonate consiglio vivamente le larve di zanzara. Esse si posso reperire grazie ad una bacinella di acqua in cortile d'estate oppure acquistandole surgelate nella maggior parte dei negozi di acquari ben forniti.
Tra i pesci da fornire alle Pelomeduse ci sono i latterini, acquadelle, alborelle, cefaletti, tinca, gambusie, guppy, pesci rossi, neon, ecc... ovviamente sarebbe meglio darglieli vivi così che possa mantenere le proprie proteine. L'importante è cercare di abituarle fin dal secondo anno di età ad alimentarsi con pesce intero.
Personalmente ogni tanto inserisco qualche brachidanio vivo nell'acquario, sono pesciolini velocissimi, così che possa tenere in allenamento le mie Pelomeduse. Ovviamente le tartarughe riusciranno a catturarli ugualmente usando la tattica dell'insabbiarsi scattando fuori all'improvviso ma solo dopo una lunga ed estenuante rincorsa al pesciolino.
Considerato l'alto contenuto proteico e di grassi, non più di una volta al mese si può fornir loro anche della carne bianca. Sarebbe preferibile fornirle del fegato ricco di vitamina A.
Nonostante siano tartarughe golose non gradiscono la verdura, alimento fondamentale in qualsiasi dieta, per questo ci sono dei pellet che potrebbero sostiutire in piccola parte la verdura. Quando si acquista una confezione di pellet controllare sempre il contenuto nutrizionale della confezione.
Personalmente ogni tanto inserisco nell'acquaterrario qualche pianta di Anubias che sembrano gradire, soprattutto dopo i 2 anni di età.
La cosa migliore per fornire un alloggio adeguato in cattività è cercare di studiare bene prima l'ambiente naturale della tartaruga capendo le sue esigenze per poi cercare di replicare tali condizioni il più accuratamente possibile.
Come prima cosa troverete molte informazioni sul setup delle Pelomeduse in questo articolo:
Per cercare di simulare un habitat africano come quello dove vivono le Pelomeduse le 2 cose più fondamentali sono il calore e la sabbia.
Come calore intendo sia la temperatura dell'acqua che quella dell'aria.
La temperatura dell'acqua deve essere intorno ai 27/28 gradi con un abbassamento di uno/due gradi di notte, per questo dovremo fornirci di un valido termoriscaldatore, personalmente preferisco quello esterno della Hydor, per la scelta dei watt basta calcolare la quantità di litri con cui si intende riempire la vasca. In teoria varrebbe la regola un watt per ogni litro ma per le Pelomeduse io farei qualcosina in più. Per avere una temperatura omogenea per tutto l'acquario prestare molta attenzione alla corrente dell'acqua che non abbia punti stagnanti in vasca. Nel mio acquaterrario utilizzo il tubo di mandata dell'Eheim che non è nient'altro che un tubo con piccoli forellini dove l'acqua filtrata uscirà da più parti. Un flauto per intenderci.
La temperatura dell'aria nell'arco della giornata deve essere sui 30 gradi, cioè maggiore a quella dell'acqua per invogliare le tartarughe a salire sulla zona emersa per scaldarsi le ossa e attivare la digestione.
Vista la zona emersa molto ampia che si dovrà costruire per questa tartaruga semiacquatica, una lampada spot non riuscirà a mantenere i 30 gradi per tutta la circonferenza del territorio asciutto, per questo si dovrà imprigionare il calore della lampada costruendo attorno un terrario e creando qualche forellino che faccia entrare l'ossigeno.
Personalmente suggerisco di collegare alla lampada un termostato che possa gestire autonomamente la lampada disconnettendola nelle ore notturne.
Sia la temperatura dell'acqua che quella dell'aria andranno controllate con un termometro, meglio se digitale.
Le Pelomeduse adorano insabbiarsi, sia fuori che dentro l'acqua per questo la seconda cosa fondamentale per questa specie è la sabbia che non deve superare la granulometria di 0.3 mm. E' necessario che la profondità sabbiosa in acqua sia di 5 cm mentre sulla zona emersa deve essere di 15 cm.
Ho creato come zona emersa un tavolino di vetro con le sponde per contenere la sabbia che poi ho inserito nell'acquario.
Suggerisco vivamente parecchi nascondigli per far sentire a propio agio le vostre Pelomeduse.
Pelomedusa subrufa è inserita in Appendice III della CITES solo per il Ghana. E' dunque di libera vendita.
Per chi fosse interessato ad ulteriori informazioni riguardo a questa specie può andare a visitare il sito www.pelusios.com
Altre immagini delle mie Pelomeduse le potete trovare sul mio album.