L’analisi delle feci ha individuato la presenza non infestante di parassiti, che comunque non giustificava lo stato di salute precario di Manuel, che sono stati debellati con una terapia idonea a base di farmaco antiparassitario somministrato per via orale.Trascorso circa un mese senza che la tartaruga iniziasse ad alimentarsi con continuità, il consiglio del veterinario è stato quello di spostare Manuel in terrario, sia perché le sue condizioni di salute non avrebbero consentito di affrontare il letargo in sicurezza, sia per poterne monitorare con maggiore precisione il comportamento, l’alimentazione e le feci.
Manuel è stato posto in terrario con temperatura controllata di 28-30°C nel punto più caldo, 20-22°C nel punto più freddo, ottenuti tramite l’utilizzo di una lampada in ceramica controllata da un termostato e da una lampada spot e da una UVB controllate da un timer, impostato in coerenza con il corretto fotoperiodo. Su indicazione del veterinario, gli è stata somministrata una cura ricostituente a base di vitamine. Dopo due-tre settimane, la situazione non era cambiata. Manuel continuava ad accettare la pera come unico alimento ed in piccolissime quantità, producendo di conseguenza feci scarse, biancastre e non consistenti, e perdendo ulteriore peso, scendendo a 370 grammi.
Il dottor Selleri a questo punto ha suggerito di effettuare dei controlli approfonditi. Per prima cosa è stata effettuata una analisi del sangue. L’analisi non ha permesso di rilevare patologie certe o gravi, mostrando esclusivamente un valore di transaminasi AST (aspartato transferasi), che è un enzima molto importante il cui valore è indicativo delle condizioni del fegato, pari a 106 U/L, sebbene di poco al di fuori del range previsto di 19-103 U/L.
Selleri ha provveduto a rianalizzare le lastre, anche alla luce dei risultati delle analisi del sangue. Sulla base di questi elementi, è stato possibile ipotizzare una patologia al fegato.
Nota: il fegato che è visibile anche dalla lastra e, seppure non in modo evidente, poteva apparire leggermente ingrossato e più "denso" del normale. Selleri ha provveduto a questo punto ad effettuare una endoscopia, introducendo un sondino attraverso un piccolo taglio, praticato in anestesia, in prossimità dell'attaccatura della zampa posteriore. L’endoscopia, tecnica che al giorno d'oggi sta consentendo di ottenere ottimi risultati dal punto di vista dell'efficacia ed accuratezza della diagnosi, ha confermato la presenza di un fegato un po’ ingrossato, evidenziando inoltre delle numerose e distinguibili macchie scure sul fegato, nonché la presenza di liquido in prossimità delle parti esterne del tessuto epatico.
Per poter determinare la tipologia di problema, durante l'endoscopia è stato inoltre prelevato del tessuto epatico che è stato inviato in laboratorio per essere sottoposto a biopsia.
A seguito dell’endoscopia ed in attesa dei risultati della biopsia, Selleri ha deciso di somministrare a Manuel un ciclo di antibiotico, mediante iniezioni da praticare quotidianamente. Inoltre ha indicato la necessità di procedere alla somministrazione per via orale, per un periodo di 20 giorni, di uno sciroppo per la cura specifica delle malattie del fegato e di un altro sciroppo a base di vitamine del gruppo B, per la stimolazione dell'appetito.
Con questa terapia, Manuel ha avuto un immediato miglioramento, ed ha ripreso a mangiare con una certa regolarità anche le erbe selvatiche (malva, tarassaco, cicoria e radicchio rosso), riprendendo gradualmente anche una corretta attività intestinale, riscontrabile tramite la produzioni di feci che, con il passare dei giorni, riprendevano una colorazione e consistenza normali. La tartaruga produceva inoltre abbondanti urati, segno di un buon funzionamento dell'apparato renale.
Al termine della cura di antibiotico e sciroppi, durata circa 20 giorni, Manuel è riuscito a prendere quasi 50 g, raggiungendo un peso di 420 g.
Successivamente, grazie ai risultati della biopsia, è stato possibile effettuare una diagnosi più precisa. L'esame di tredici tessuti del fegato ha messo in luce la presenza di accumuli multifocali di melanomacrofagi e presumibilmente di macrofagi contenenti emosiderina. Queste cellule hanno formato degli aggregati a livello delle aree portali e anche lungo i tratti vascolari, anche se in modo meno pronunciato. Gli epatociti hanno presentato dei margini ben definiti contenenti un citoplasma granulare chiaro, contenente però anche granuli pigmentati (di colore marrone) e più raramente microvescicole. I nuclei sono risultati ben delineati e in posizione centrale, raramente periferica, mentre i sinusoidi sono risultati occasionalmente distesi. Altrettanto raramente si sono riscontrati alcuni eterofili negli spazi vascolari.
In sintesi, i risultati della biopsia hanno evidenziato due patologie specifiche:
- Emosiderosi cronica, multifocale, moderata;
- Steatosi epatica (lipidosi) cronica, diffusa, lieve.
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Articolo redatto con il contributo del Dott. Paolo Selleri
Immagini e analisi fornite dal Centro Veterinario Specialistico di Roma
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